Essere donna, madre, padre, disabile o avere proprie convinzioni o orientamenti sessuali, politici, sindacali, ma anche - più semplicemente - avere la pelle con un colore diverso o professare un credo religioso possono essere la causa di odiose ed intollerabili forme di discriminazioni sui luoghi di lavoro.
Per tutelare tutti i portatori di queste condizioni, il nostro ordinamento ha approntato un complesso di norme, di ispirazione comunitaria, che rappresentano il diritto antidiscriminatorio in grado di porre rimedio ad ogni forma di discriminazione sui luoghi di lavoro.
La discriminazione spesso non è diretta, ma “indiretta”, più subdola e difficile da riconoscere e si realizza quando un comportamento che apparentemente può sembrare “neutro”, in realtà è discriminatorio.
Una lavoratrice che, dopo esser stata assente per maternità o aver richiesto i permessi per accudire il figlio, improvvisamente non progredisce nella propria carriera professionale …. Ad un lavoratore che comincia ad usufruire dei permessi ex L. 104/92 per accudire il proprio genitore disabile, vengono improvvisamente cambiate le mansioni o modificato l’orario ….
Sono solo alcune delle innumerevoli ipotesi in cui si può annidare un atto discriminatorio, che non può e non deve aver cittadinanza in una moderna società inclusiva, ove il concetto di uguaglianza deve essere attuato nella sua pienezza.
Per il nostro studio il diritto antidiscriminatorio più che un ambito di lavoro è una vera e propria missione: dare voce e giustizia nelle aule di Tribunale alle vittime di questi intollerabili atti.
Siamo anche iscritti nell’albo degli avvocati accreditati per poter far accedere le vittime di discriminazione al Fondo di solidarietà della Regione Piemonte per la tutela giurisdizionale ex L.R. 5/2016.
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